lunedì 24 ottobre 2011

Sometimes God Calls His Angels Too Soon - Part II


E anche oggi, durante tutta la giornata, mi sono ritrovata a pensare a quello che è successo ieri. E' come se avessi conosciuto veramente Marco, anche se in realtà lo seguivo solo durante le gare, forse perché aveva SOLO 24 anni, forse perché aveva 3 anni meno di me. forse perché non è giusto che "qualcuno" ha deciso che fosse ora di staccargli la spina e che avesse bisogno di lui altrove. O forse perché in questo ultimo periodo, le cose non vanno come mi aspettavo, forse perché sono più sensibile rispetto ad altre volte. Continuo a domandarmi perché eppure una risposta non c'è; l'unica cosa da fare è continuare ad alzarmi al mattino e sorridere, ricordare il suo sorriso e credere che sia in un posto migliore. Una volta qualcuno ha detto "show must go on"...and that's it...Ciao Marco!!!

domenica 23 ottobre 2011

venerdì 23 settembre 2011

Friends Will Be Friends...or not?


Freddie Mercury diceva: 

"When you're in need of love they give you care and attention, friends will be friends when you're through with life and all hope is lost, hold out your hands cos friends will be friends right 'till the end".

Ma quand'è è che questi amici diventano così indispensabili da chiamarli quando abbiamo bisogno del loro aiuto e fin dove possono spingersi e fine dove noi stessi possiamo spingerci per aiutare un amico in difficoltà? 
Riusciamo sul serio a capire le sue esigenze, oppure cerchiamo solamente di non farci prendere dal panico e porci la domanda "e se finirò anch'io come lui?".
Quando eravamo bambini, alzi la mano chi non ha mai detto la mitica frase "non ti faccio più amico", allora probabilmente non sapevamo veramente il significato di quella parola, di quanto potesse far male all'amico in questione che la maggior parte delle volte correva dalla maestra o dalla mamma a dire "Mammaaaaaaa...... (al posto dei puntini pensate di mettere il nome di un vostro amichetto d'infanzia) mi ha detto che non mi fa più amicaaaaaaa!!! :(:(:(:( "; io stessa ho cacciato più volte di casa la mia compagna di giochi...sì, una vera stronza ma all'epoca quando mi facevano incazzare, ero categorica, il mio non era solo un "non ti faccio più amica", ma più un "fuori da casa mia". Ovviamente il più delle volte poi mia mamma mi diceva di chiederle scusa o semplicemente tutto ritornava come prima e ciò che era successo il giorno prima, era solo un ricordo, a volte nemmeno così nitido.
Ma poi si diventa grandi, e quando si litiga con un amico, si litiga sul serio...le parole hanno il peso di un macigno e quando il giorno dopo ci si sveglia, non è più come quando hai 6 anni, non riesci più a far finta che non sia successo niente. Rimugini e ripensi alle parole dette (o non dette) la sera prima e più ci pensi, più rimani della tua convinzione, che sia lui (o lei a seconda) ad essere dalla parte del torto, che tu sei dalla parte del giusto e che quindi deve chiederti scusa, deve essere lui (o lei) a fare il primo passo..di certo, io non sarò il primo a farlo. 
Quante volte vi è successo? E dall'altra parte il tuo amico pensa la stessa cosa e così...puff...addio amicizia e il più delle volte ti ritrovi a rimpiangere quel maledetto giorno in cui hai deciso di essere convinto della tua posizione, di essere irremovibile.
Altre volte succede invece che gli amici che credevi eterni, quelli che ti immagini presenti al tuo matrimonio, alla nascita dei tuoi figli, quelli con cui hai riso pianto e passato le serate della tua adolescenza e prima maturità, spariscono dall'oggi al domani...puff...e se li cerchi non ti degnano di risposta. Ti arrovelli il cervello e ti chiedi il perché di questo loro atteggiamento. Allora ti viene spontaneo chiederti se sei tu il problema, se sei tu che non riesci a tenerti buoni le persone che credevi che ti tendessero una mano quando ne avevi bisogno...ed è lì che ti fai più male.. perché è come se ti chiudessi a riccio e non riuscissi più ad avere amici come quelle che hai perso, perché non ti fidi più, hai paura di riaprire una ferita, la stessa ferita che ancora oggi, se sfiori la cicatrice, fa ancora male.



mercoledì 25 maggio 2011

The Real Royal Wedding

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In questi ultimi giorni ho capito che c’è ancora qualcuno che ci crede nel matrimonio. Nonostante la società, la situazione di ogni giorno di certo non semplice, la nostra classe politica che più che rappresentarci, ci rende ridicoli e fa vergognare, il futuro incerto e le poche certezza della vita in generale, c’è ancora qualcuno che ce la fa; qualcuno che riesce a inseguire un sogno, metterci l’anima per costruirlo e alla fine riuscire a vederlo realizzato e poter finalmente uscire dal tunnel e iniziare a costruire un nuovo futuro: il LORO futuro insieme.

Ovvio che, in giro per l’Italia ci sarà più di un “qualcuno” che ci crede e lo realizza, ma io non sto parlando di un qualcuno qualsiasi, ma di Andrea e Silvia: due ragazzi semplici, senza grilli per la testa ma con la semplice voglia di stare insieme.

E ora mi rivolgo ai diretti interessati: non sono brava a dimostrare quello che sento a voce, lo dovreste sapere oramai mi conoscete giusto da “qualche” anno e probabilmente avrò dato la solita impressione, cioè che del vostro momento non me ne importasse molto, che fosse uno dei tanti…in realtà non è stato così, anzi tutt’altro. Siete riusciti a darmi quel po’ di “fede” che avevo perso per strada molto tempo fa. Mi rendo conto solo ora, di quanto questo avvenimento possa aver lasciato il segno non soltanto ai diretti interessati, ma anche a coloro che l’hanno vissuto indirettamente da semplici spettatori.

Insomma, so che per alcune cose non siamo riusciti a fare ciò che avevamo programmato per problemi logistici e non, ma l’importante è che vi siate goduti quella giornata decisamente estiva e di rendere orgogliosi non solo i vostri genitori, ma anche la sottoscritta della strada che avete intrapreso insieme e dell’enorme passo che avete fatto, che non è semplice e ultimamente il suo significato viene preso troppo sottogamba.

Qui sopra ho messo la foto del matrimonio che preferisco (o magari quella che è venuta meglio tra tutte quelle che ho fatto, certo non sono come quelle di Marianna ma ognuno tira l’acqua al proprio mulino no? E di questa foto ne vado orgogliosa!!

Grazie per la bella giornata che mi avete regalato!

Vi voglio bene

venerdì 13 maggio 2011

That’s too much…I no longer have the age to do certain things

Il weekend appena trascorso mi ha decisamente lasciato senza energie. Ovviamente tutte quelle energie spese ne “the three-days-parties” sono state spese bene.

Però sono vecchia, non ho più l’età per fare certe cose!! :D E quindi, se prima recuperavo in una notte di sonno, ora si diluisce il tutto in una settimana, che ovviamente si accumula al sonno della settimana lavorativa e si sta avvicinando un altro weekend, sto giro decisamente più tranquillo (anche perchè probabilmente collasserò sul divano mooooooooooooooooooolto ma mooooooooooooolto prima della mezzanotte…), insomma è un circolo vizioso da cui è difficile uscire.

E voi cari lettori avete programmi intensivi per questo weekend? ^^

 

Appena avrò voglia aggiornerò l’album delle foto del blog così potrete andare a guardare le foto di sabato scorso…:)

Tenete botta!!

Besitos

lunedì 9 maggio 2011

Alpini…

Alpini che vanno
Alpini che vengono
Alpini che ti chiedono se vuoi un passaggio sul loro furgone per arrivare fino in centro visto che il tram non passa
Alpini brilli
Alpini DOC e alpini tarocchi
Alpini che suonano nel ristorante “Tanti Auguri”
Alpini che ti danno un salame originario di Parma in segno di buon augurio
Alpini che ti offrono il vino (e ti fanno il bagno con la loro damigiana)
Alpini che vogliono avere una foto ricordo di questa serata
Alpini che ti fanno ballare e che ti fan venire voglia di ballare
Alpini che ti fanno cantare (o per lo meno li invogli a farlo!!)
Alpini che ti mettono allegria, perché nonostante siano un tantino storti a modo loro sono innocui
Alpini che si offrono di farti da scorta fino al ristorante
Alpini che ti dicono che li trovi anche su Facebook
Alpini & George Clooney
Alpini che gridano assieme a noi “…e per la sposa…hip-hip urràààà!!”
Alpini che parlano in dialetto e pretendono che tu capisca di cosa stanno parlando…
E poi ancora…tanti, tantissimi…mille milioni di Alpini…
…tutti lì,
nelle piazze, nelle vie, nei parchi,
sui carretti, sui trattori, sulle apette car smontante e montate ad hoc per far stare
damigiane di vino, tavolate di legno e panche
per poter mangiare, bere e stare in compagnia!!

Come dite? Mi chiedete se mi sposo? No, io no..ma Silvia sì…e magari l’avete anche vista in giro per strada..sì…”Miss-poso..fra 2 settimane” che spero conservi un buon ricordo della serata di sabato dal momento che era la Sua festa e che non potevamo scegliere giorno migliore per festeggiare…nonostante il delirio per raggiungere il ristorante…

mercoledì 20 aprile 2011

Pourpourrì

Oggi, mentre navigavo sul web, mi sono imbattuta in un paio di notizie curiose e, a modo loro, fanno riflettere, in particolare l’ultima della situazione a cui la nostra società ci ha portato.

Eccovi la prima:

Rapinatore scorda sul banco la carta di credito, arrestato

[ANSA] VENEZIA 20 APR - Arrestato dopo 4 mesi dalla rapina: i carabinieri lo hanno rintracciato grazie alla carta di credito che aveva sbandierato prima di razziare, assieme a un complice, gioielli per 150 mila euro. Pietro Ferrigno, 34 anni, è indagato, in concorso con un complice da identificare, per una rapina a mano armata compiuta lo scorso dicembre in una gioielleria del Vicentino. I due in un primo momento si erano finti acquirenti e, per questo, Ferrigno aveva estratto portafogli e carta di credito.

Questo signore, è decisamente un fenomeno. Viene beccato non con le mani nel sacco, ma per la sua sbadataggine: forse non aveva riguardato con attenzione le puntate di Arsenio Lupin

Ed ora la seconda, un buono spunto per riflettere:

La bambola da allattare fa infuriare i genitori americani

Si chiama The Breast Milk Baby ed è la prima bambola che si può allattare, almeno per finta. Uscita due anni fa in Spagna con il nome di Gloton Bebe - ovvero "bebé avido" - il giocattolo ora sta per sbarcare negli Usa tra le critiche dei genitori, indignati davanti alla pretesa dell’azienda produttrice di sessualizzare precocemente i propri bambini.

The Breast Milk Baby è disponibile in sei versioni, sia maschili sia femminili e di diverse etnie. Nella scatola insieme alla bambola viene venduto un kit per permettere alla bambina di vivere la vera "magia della maternità". Si deve indossare l'apposito bavaglino con dei fiori rosa posizionati nella zona in cui dovrebbero trovarsi i capezzoli di una donna adulta. Poi si avvicina la bambola al "seno" e questa comincia ad emettere dei rumori simili a quelli che fa un bambino succhiando il latte dalla propria madre. Se non gli viene fatto fare il ruttino dopo il pasto, il bambolotto inizia a piangere.

Il disgusto che trapela dai commenti in calce all’articolo sul New York Daily News è molto forte. Un lettore chiede "Perché una bambina dovrebbe imparare ad allattare prima di avere il seno? O prima ancora di essere entrata nella pubertà?2. Per molti si tratta solo di un altro esempio di come si vogliano inculcare forzatamente i comportamenti (e i quindi i consumi) da adulti nei bambini, prima ancora che questi siano pronti a capirli.

Alcuni invece trovano utile il giocattolo, ma per le ragazzine più grandi: The Breast Milk Baby infatti potrebbe incoraggiarle a fare sesso sicuro per evitare di avere gravidanze indesiderate.

Secondo l’American Chronicle "The Breast Milk Baby è semplicemente inappropriato per le ragazzine: l’allattamento è una capacità che si sviluppa naturalmente nelle donne mature".

Dennis Lewis, il portavoce dell’azienda americana produttrice, la Berjuan Toys, ha dichiarato che "L’unico scopo di The Breast Milk Baby è quello di insegnare alle bambine ad allattare un bebè, una capacità che dovranno sviluppare per far crescere i propri futuri figli sani e forti". Alcuni genitori hanno sposato la dichiarazione di Lewis, acquistando il bambolotto e ritenendolo non pericoloso. Sul sito Today show, Jennifer Langston parla di The Breast Milk Baby come di "un semplice giocattolo (anche se costa $99)", chiedendosi poi perché questa bambola sembri così oltraggiosa rispetto ad un’altra da "nutrire" con una biberon.

L’intera gamma di bambolotti è in vendita a partire da 89 dollari.

E voi, che ne pensate? Pro-bambola che aiuterebbe a responsabilizzare i vostri pargoli oppure contro la bambola che al contrario non aiuterebbe a responsabilizzare ma anzi a far l’esatto contrario?

mercoledì 13 aprile 2011

Anger never Dies

Vedi le foglie come lentamente cadono giù
Coprendo il prato verde e giallo
come prova di ciò che è stato e quello che verrà
Godendo le nebbiose luci dell’alba
non è sufficiente provare e non riuscire

La rabbia non muore mai
E’ parte della vita
E’ parte di te
Alla fine cesserà il fuoco
E ci farà accettare
Che tendiamo a perdere

Guarda le lacrime come cadono lentamente
Coprendo chi crede in vuote promesse
Come prova di ciò che è stato e ciò che sarà
L’alcool ci mette entrambi a dormire
non è sufficiente per provare e non riuscire

Questa è la traduzione della recentissima canzone degli Hooverphonic, gruppo di ottima musica che i più ricorderanno per la famosissima Mad About You. Ora il gruppo si aggiorna e cambia la dolce fanciulla che da voce al nuovo singolo 
Anger Never Dies.

Mi ha catturato la melodia di questa canzone. Un motivetto quasi familiare. Appena percepisco le 5 note di violino mi tornano in mente le colonne sonore dei film di James Bond. Ma non voglio parlare di questo, semmai dello spunto di riflessione che questo testo mi ha scatenato.

La rabbia, quanta ne serba l’intero mondo. Celata da un falso profilo, da una falsa quiete, forse percepita da quella parte di primo mondo che accende la televisione e guarda…guarda e non capisce!

Neanche io ho capito cosa sto guardando e non saprei certo illuminare tutti voi con quattro righe di blog. Ma posso esternare le mie emozioni, quelle che a volte fanno star svegli a pensare al futuro o che ti fanno bloccare lo sguardo nel vuoto, come se non si avessero più “risorse di sistema” disponibili per asservire altre attività.
Dunque, abbiamo cinque sensi…partiamo:

Vedo: tanta gente presa in giro, tanta gente che piange, tanta gente che millanta idoli falsi e odiosi, tanta gente che non vuole combattere per migliorare se stessi e il luogo dove vivono.

Sento: traffico, rumori assordanti, urla di dolore e di litigio, grida di bambini e parole al vento, quasi a voler sprecare energia. Ma anche suoni di gioia e festosità per un’unità che poco ha a che vedere con quella di 150 anni fa!

Annuso: cattivi odori di abbandono e un mix di profumi e olezzi. Un mix di cibo, sudore e fiori ornamentali

Assaporo: i giorni che mi separano dall’ennesimo esame e traguardo della vita, le nozze! Una nuova avventura, un nuovo mondo…o forse lo stesso di prima ma percepito dall’angolo opposto, un gusto dolce e amaro allo stesso tempo, ma tutto da approfondire e gustare

Tocco: superfici poco lisce, una specie di roccia tagliente che non da appiglio a chi la vuole scalare ma lascia solo i segni sulle mani. O un punto scivoloso, dove tutto appare mosso e impossibile da fermare e fotografare!

L’altra parte di mondo, quella che non guarda la televisione, ma al contrario sta in gruppo e parla forse non sa di quello che c’è in giro e con un pizzico di fortuna contempla solo quello che la riguarda da vicino non curandosi di queste sensazioni non proprio belle, perché non ha tempo voglia e necessità di sentirsele addosso. Vive e basta!

Forse parecchio ho da imparare da quelle persone, per quello oggi sono arrabbiato! Via via vedo perdere quello spirito di gruppo a favore di un isolazionismo sempre maggiore che porta a litigare e a diffidare di chiunque!

venerdì 8 aprile 2011

Non è una barzelletta...

...ma questa ve la devo proprio raccontare. Un mio collega è andato dai Carabinieri a fare la denuncia perché qualche furbone gli ha rigato la macchina.

Scena: lui, la ragazza di lui e il Carabiniere seduto alla scrivania.

C: che macchina è?

F: una Mini One

C: (ci pensa un po') .... Mini... (scimmia che batte i coperchi...altri 10 minuti a pensare) ma come si scrive one?

F: (interdetto...non sa se ridere o piangere) O - N - E

C: (ci pensa altri 10 minuti...) ma con l'H?

F: ......

mercoledì 23 marzo 2011

Destination Anywhere..

…name the place and I’ll be there…

Stamattina in ufficio, tra un discorso e l’ascolto di Radio Deejay, è uscito fuori non ricordo nemmeno come, il discorso Spagna. E mi è ritornato in mente le mie due visite alla meravigliosa città di Barcellona. E ogni volta che ne sento parlare o sento persone che vanno a visitarla, è come se sentissi gli occhi illuminarsi e i ricordi di quei giorni mi ritornano alla mente e ogni volta sento il bisogno di ritornarci, ogni volta scopri un pezzetto nuovo di quella città, dei suoi abitanti, della loro lingua e dei loro usi e costumi. E’ ovvio che, in questo momento mi stanno succedendo cose positive e belle, però se a Barcellona mi fosse offerta la possibilità di avere il lavoro della vita servita su un piatto d’argento, sarebbe veramente difficile dire di no. Sarebbe l’unico posto in cui potrei andarci a vivere e non sentire la mancanza di Torino. Una piccola immagine per ricordare quei bei momenti :)

 

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mercoledì 9 marzo 2011

Lettera dall’Italia

Caro Sua Ampiezza Serenissima,

mi rivolgo a te perché mi hai scritto, ma la mia risposta vale per tutti coloro che passano di qui e hanno 5 minuti di tempo da dedicarmi; di questi tempi sono sempre meno le persone che si soffermano a guardare le cose con occhi diversi o semplicemente si soffermano punto. “E’ la società” -  dicono, io credo piuttosto che sia il non voler soffermarsi troppo a pensare alla situazione a cui siamo arrivati, dopotutto qualcuno sostiene che “pensare fa male”. Chissà…forse ha ragione.

Ho molti acciacchi, è vero, pensare che sono una ragazzina. Ho solo 150 anni che, paragonati alla vita di un uomo, non sono niente. Pensa che il mio “collega” Regno Unito ne ha ben 210 e non credo se la passi così male. A volte lo vedo saltellare di qua e di là al Circolo delle Nazioni, come un bambino al parco giochi un pomeriggio d’estate. Io invece, mi sento vecchia dentro. Come quelle vecchiette incartapecorite che trovi per strada e ti fermi a farle attraversare sulla strisce e poi bestemmi anche perché devi andare in ufficio e sei in ritardo e loro non sono nemmeno a metà strada. Mi sento come quei vecchi che camminano con il bastone e ogni volta, per dispetto qualcuno me lo fa cadere…così cado anche io per raccoglierlo e poi ci metto una vita a rialzarmi e raramente trovo chi aiuta a rialzarmi. Così provo da me: prendo la mia esile figura e cerco un appiglio e ogni volta ricado, mi ammacco ma ci riprovo, finché quell’appiglio che cercavo non lo trovo.

Caro SAS,

ti chiamo così perché mi viene più semplice. Sai, di questi tempi infatti vanno di moda le abbreviazioni: TVTTTTB, PPRTTT QSSCDIVRR…e anche i processi brevi, ovviamente. Almeno, così ho sentito in giro.

Sai, a volte vorrei essere un po’ alticcia sul serio così da non rendermi conto, la sera quando vado a letto, di ciò che sta succedendo ai miei poveri cittadini. Insieme a me, state sprofondando anche voi, oltre ai secoli di storia che vi portate dietro.

Mi rammarico di una cosa però e in questi ultimi mesi me lo sono chiesto spesso: il 17 marzo compio gli anni e solo ora vi ricordate di farmi gli auguri? E tutti gli altri 149, non era importanti? A quanto ne so, negli Stati Uniti il giorno dell’indipendenza si festeggia tutti gli anni dal 1776, qui si festeggia solo dal 25 aprile 1945, quello che è successo prima di quella data chissenefrega. E va bene così. Ma cosa diresti se la tua compagna di vita si dimenticasse di farti gli auguri di compleanno o peggio ancora, se ne dimenticasse la donna che ti ha dato la vita: tua madre. Credo che forse, un pochino te la prenderesti. Ma non c’è da biasimarmi, la maggior parte delle persone non sa nemmeno cosa si festeggia il 17 marzo…non è colpa vostra, ma di chi non vi ha insegnato ad amarmi abbastanza. A volte vorrei prendervi uno per uno, tutti e 60 milioni e 221 cristiani, prendervi per le spalle e scuotervi e dire “Ma ribellati, cazzo!!” e invece sono qui, a sanguinare, con gli sfregi nel cuore e le flebo attaccate da chi ha tutto il potere, come cantava qualcuno.

Eccomi qui, a sentirmi calpestata da un popolo che probabilmente non si ritiene tale. Unito solo quando ci sono i Mondiali, salvo poi fare brutta figura anche lì e sentire i miei cittadini essere tutti allenatori il giorno dopo, seduti al bar con gli amici. Gli italiani felici e contenti se in TV passano programmi di Serie-B, il Grande Fratello…il Grande Bordello, il Festival di Sanremo con tante tette e culi e poca musica vera, per non usare troppo il cervello, per non rendersi conto che se non siamo ai livelli della Libia, dell’Egitto e della Tunisia poco ci manca; con l’unica differenza che gli abitanti di quei paesi, si sentono un popolo, uniti in piazza a manifestare il loro dissenso contro il governo. Forse non riusciremo a fare quello, tranne forse nel momento in cui ci tolgono tutti quei programmi di cui sopra e la partita la domenica, il lunedì, il martedì, il mercoledì e il giovedì…

…sì mi ci metto di mezzo anche io, perché alla fine potrei anche riuscire ad alzare lo stivalone e dare un calcio a chi mi caga marcio addosso, ma poi, una volta ripulire tutta la merda, ci sarebbe sempre qualcuno pronto a rifarlo.

Ora, caro SAS, è tardi, lo sai sono vecchia e ad una certa ora devo andare a riposare: sono vecchia, stanca e malata dentro.

Spero comunque che tutto ciò che desideri da qui ai prossimi anni, riesca a realizzarlo. Ti prometto che farò del mio meglio per far sì che questo avvenga.

Nel frattempo…tieni botta!!!

Fedelmente

la tua Amata Italia

Lettera tutta italiana

Eh qui devo intervenire…

Cara Italia,
che fai rima con Tribalia,
ma…
…bevi?
No perché se fossi sobria, io credo che un calcio con il tuo stivalone lo daresti a qualcuno che caga marcio sul tuo territorio.
Vorrei dirti che in questi anni mi hai nutrito di speranze ma anche di illusioni, ma anche di speranze che sono diventate illusioni. Di gioie e di dolori, di acqua e vino. Di pasta e ceci, di pizza e di agnolotti.
Ogni tanto però dai fastidio, mi fai pagare troppo la benzina, non mi assicuri un futuro degno di un popolo degli anni 2000, a volte rompi proprio i maroni.
Cosa devo fare con te che pur mi hai ospitato e tenuto li al caldo nell’attesa in un mio exploit?
Dimmelo tu o carissima, cantami tu o Diva del Pilu di Achille cosa devo fare. Quello che finora ho fatto è come una musica che mi fa diventar matto.
Posso aiutarti? Dammi un cenno, un drappo rosso da rubare, un gancio appeso al cielo, fammela vedere questa strada in modo da poter dire che non sarò più da solo.
Come ne usciamo pazza??? Cosa ne pensi? Il Berlu e quelli che parlano parlano e non concludono niente li rivedremo ancora? O farai sentire la gelida punta del tuo stivale nel nero profondo delle loro natiche?
Credo ti stia un po’ ingrassando, eppure dovresti dimagrire visto che i mari si alzano e ti ricoprono le coste, visto che le montagne si sgretolano e si tramutano in fiumi in piena.
Senti qua la mia proposta.
Invece che in Abruzzo, la prossima volta fallo ad Arcore il terremoto, cosi ti depuri e torni in forma.
Tanto credo che, visto il luogo coinvolto, la ricostruzione del territorio avverrebbe in 7 giorni. Incluso il riposo settimanale…

Ah dimenticavo, i 150 anni li festeggiamo lo stesso, tu porta le paste che al vino ghe pensi mi!
Cordialmente
Sua Ampiezza Serenissima!

martedì 8 marzo 2011

….

…oggi non ho veramente parole, anzi 3…

siamo in Italia

…ed ho già detto tutto…a buon intenditor…

venerdì 25 febbraio 2011

Radici della nostalgia

Mi sento un po' Indiana Jones,

mi hanno appena indicato la strada per il passaggio segreto. Chissà cosa troverò....
Una grande stanza, una grande biblioteca. Manoscritti preziosi, immagini statiche e immobili  e suoni, tanti suoni che hanno messo le radici qui dentro.

Il tempo è ripartito, con mania di protagonismo o voglia di libertà di espressione, eccomi qui! Da ospite occasionale, a fare il maestro di cerimonia. Da spettatore ad attore.
Tante cose da dire, tante idee affollate che non aspettano altro che un po' d'ordine.

Sono appena arrivato, ma non sono ancora pronto per entrare in scena e tenere alto l'interesse della platea. Prima necessito di un po' di "trucco" e di un cambio d'abito. Ci vorrà qualche giorno, ma l'importante è essere qui, e iniziare a far suonare lo schermo, a colorar le note, a interessare e dare spunti alle persone che vogliono riflettere e che rivogliono tornare padroni della propria mente.

Proprio quando pensavo di essermi un po' smarrito, eccomi qui a raccogliere le radici della nostalgia.

Grazie in anticipo a chi leggerà questo Diario e a chi ci passerà anche solo 5 minuti della propria vita.
Buona lettura.

Sono io il colpevole

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Ecco qui...una tazza di te, un piattino con dei biscotti caldi, appena usciti dal forno e lascio spazio alla parola…anzi alle parole ritrovate di Andry ^^

Buona lettura!

STH  

Sono io il colpevole.

Colpevole di un delitto alla mia persona, alla mia essenza, alla mia anima.

Come ho potuto uccidere il fiume di parole che appena quattro anni fa sgorgava impetuoso dalla sorgente del mio essere…

Anni di grande studio, di vita cambiata, di nuove sfide, di nuovi amici e di nuove delusioni hanno solcato le pagine della mente con profondità e carattere. Hanno tirato fuori dal mistero neurale critiche, sentimenti, amore e purtroppo anche tanta amarezza.

Ma ecco che colei che ospitava questo fiume in piena, un bel giorno decide di riaprire le saracinesche della diga. E allora si riaprono quei cassetti della memoria, con il tempo a scandire la metrica, la rabbia e la poesia che in quegli anni caratterizzavano i miei scritti.

Un nuovo mondo si è aperto a me. Un inizio semplice, quasi comico mi fa rabbrividire e commuovere. Possibili illusioni di un me passato a scrivere queste cose è tutto quello che ritrovo leggendo.

Sento che manca quel qualcosa che mi apre le strada della comprensione delle frasi, delle metafore.

Testi molto difficili a una prima lettura, quasi fossero usciti da una fonte oscura, non conosciuta o forse solo dimenticata.

Il gioco di memoria si fa intenso, le pagine elettroniche scorrono una dopo l’altra con grande velocità e allora eccolo, lo schema, il disegno, la matematica astratta che mi fa ricordare il linguaggio, il corpo e il tutt’uno di quello avevo gettato nel mare elettronico. Un po’ come entrare in un labirinto selvaggio, arido e all’improvviso vedersi proiettata la via di uscita davanti agli occhi con il solo dovere di seguirla.

L’esame inconscio che porto avanti da questo momento si fa tumultuoso nel tentativo di spiegarmi questo abbandono istantaneo e disilluso di momenti in cui io e nessun altro, volevo lasciare un po’ di me. Come quando capita un grande spavento, eccomi a ripercorrere passo dopo passo, metro dopo metro che cos’è stata la mia vita e cosa l’essermi privato del mio intimo pensare abbia comportato. Tutto molto velocemente, nell’arco di un sospiro.

Una freddezza d’animo che mi ha reso più cinico, più superficiale, più generico e meno incline al confronto.

Forse non l’ho apertamente manifestato, ma porto dentro gli strascichi di questa influenza perdurata che ha attaccato il tessuto dei miei modi e delle mie espressioni.

Cosa ho fatto, come ho potuto lasciarmi trascinare in questo canale di scolo senza via di uscita…

Il tempo dello svanimento è scaduto.

Sono tornato!

©Andry – All Rights Reserved

giovedì 24 febbraio 2011

Ho Perso le Parole

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“…oppure sono loro che perdono me?”

Così comincia la famosa canzone di Luciano Ligabue.

Chissà perché poi le ispirazioni vengono sempre quando ascolti una canzone. Basta anche una sola parola ascoltata in quel momento, a quell’ora del giorno. Perché se capitasse di ascoltarla il giorno successivo, probabilmente non avrebbe lo stesso effetto, anzi ne sono quasi certa che non sarebbe lo stesso.

Perché proprio Ho Perso Le Parole? In realtà questo mio ritaglio non ha proprio lo stesso significato della canzone, ma è frutto di una “riflessione” che è nata ieri sera, con le solite 4 chiacchiere da bar con un amico. Il tutto è nato dalla mia domanda “ma ti ricordi quando…?” e, come se avessi aperto il cancelletto di una diga per irrigare i campi, ci siamo ritrovati a sorridere e a continuare con quei “ti ricordi quando…” e  ricordare di chi, come eravamo 4 anni fa. Lui con una rabbia dentro che solo ora è riuscito a capirne il significato e probabilmente nessuno ha mai saputo di questo suo sentimento, o non se ne erano mai accorti e che lui non aveva raccontato al mondo intero, se non attraverso lettere ai “grandi” del passato. Ed io, che scrivevo allo stesso modo non rivolgendomi ai grandi del passato, ma riempiendo le pagine del blog di parole, una dietro l’altro. Era il  MIO modo di dimostrare la rabbia contro il mondo. Ne avevamo di cose da dire. Poi, passato quell’anno e quel periodo “dannato” abbiamo smesso…

…abbiam perso le parole, la voglia di raccontarci al mondo, forse appagati, forse troppo presi da altro. Tanto da dimenticarci cosa volesse dire “scrivere”.

A volte è capitato quel momento in cui sentivo il bisogno di scrivere ma poi quel lampo di genio o quel momento ideale per scrivere non accadeva mai quando ero a casa sdraiata sul divano a fare zapping in TV. No, quasi mai, anzi direi proprio MAI. Succedeva sempre quando ero in ufficio, in macchina, per strada.

“….eppure ce le avevo qua un attimo fa…”

Forse è per questo che bisognerebbe portarsi dietro un bl ock notes o dei fogli di carta ed una penna nella borsa (come se ci mancasse anche quello nelle nostre borsette), per appuntarsi le cose che si ritengono adatto, per i pensieri che passano per la mente in quel momento per poi metterle nero su bianco, “in bella” come si diceva quando andavo a scuola. E far leggere al mondo, per quanto piccolo possa essere, il tuo pensiero.

Questo post è troppo lungo per poter ospitare il pensiero e le parole di colui che portava la rabbia nel cuore e che credeva di aver perso le parole, la voglia di scrivere ma che ieri sera è riuscito a ritrovarle. Quindi domani gli aprirò la porta del mio, gli offrirò una tazza di tè fumante e dei biscotti fatti in casa da buona padrona di casa e gli lascerò lo spazio per parlare, ancora una volta.

giovedì 10 febbraio 2011

…Just A Little More…

Credevate di risparmiarvi un po’ di diabete da parte di Stairway? Beh…vi sbagliavate. Anche quest’anno vi tocca, ve lo siete già risparmiata l’anno scorso…sono come gli Europei, ogni 2 anni :D. Battute demens a parte, ascoltatevi e guardate questo video dei Bon Jovi tratto dal loro ultimo Greatest Hits, ovviamente non è un invito al suicidio per coloro che hanno “THAT someone”, però il significato della canzone è un invito alla riflessione sulla vita…Buon ascolto!

Ovviamente un po’ di rock, ci va..quindi beccatevi anche questa e non dite che sono monotematica…prrrrrr =P. Sempre dalla raccolta di cui sopra. Altra riflessione: il passato ritorna…but it’s told in a different way…

 

PS: non sprecate i commenti…LOL, non lo fa mai nessuno…

Cattivi!!! :(