venerdì 25 febbraio 2011

Radici della nostalgia

Mi sento un po' Indiana Jones,

mi hanno appena indicato la strada per il passaggio segreto. Chissà cosa troverò....
Una grande stanza, una grande biblioteca. Manoscritti preziosi, immagini statiche e immobili  e suoni, tanti suoni che hanno messo le radici qui dentro.

Il tempo è ripartito, con mania di protagonismo o voglia di libertà di espressione, eccomi qui! Da ospite occasionale, a fare il maestro di cerimonia. Da spettatore ad attore.
Tante cose da dire, tante idee affollate che non aspettano altro che un po' d'ordine.

Sono appena arrivato, ma non sono ancora pronto per entrare in scena e tenere alto l'interesse della platea. Prima necessito di un po' di "trucco" e di un cambio d'abito. Ci vorrà qualche giorno, ma l'importante è essere qui, e iniziare a far suonare lo schermo, a colorar le note, a interessare e dare spunti alle persone che vogliono riflettere e che rivogliono tornare padroni della propria mente.

Proprio quando pensavo di essermi un po' smarrito, eccomi qui a raccogliere le radici della nostalgia.

Grazie in anticipo a chi leggerà questo Diario e a chi ci passerà anche solo 5 minuti della propria vita.
Buona lettura.

Sono io il colpevole

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Ecco qui...una tazza di te, un piattino con dei biscotti caldi, appena usciti dal forno e lascio spazio alla parola…anzi alle parole ritrovate di Andry ^^

Buona lettura!

STH  

Sono io il colpevole.

Colpevole di un delitto alla mia persona, alla mia essenza, alla mia anima.

Come ho potuto uccidere il fiume di parole che appena quattro anni fa sgorgava impetuoso dalla sorgente del mio essere…

Anni di grande studio, di vita cambiata, di nuove sfide, di nuovi amici e di nuove delusioni hanno solcato le pagine della mente con profondità e carattere. Hanno tirato fuori dal mistero neurale critiche, sentimenti, amore e purtroppo anche tanta amarezza.

Ma ecco che colei che ospitava questo fiume in piena, un bel giorno decide di riaprire le saracinesche della diga. E allora si riaprono quei cassetti della memoria, con il tempo a scandire la metrica, la rabbia e la poesia che in quegli anni caratterizzavano i miei scritti.

Un nuovo mondo si è aperto a me. Un inizio semplice, quasi comico mi fa rabbrividire e commuovere. Possibili illusioni di un me passato a scrivere queste cose è tutto quello che ritrovo leggendo.

Sento che manca quel qualcosa che mi apre le strada della comprensione delle frasi, delle metafore.

Testi molto difficili a una prima lettura, quasi fossero usciti da una fonte oscura, non conosciuta o forse solo dimenticata.

Il gioco di memoria si fa intenso, le pagine elettroniche scorrono una dopo l’altra con grande velocità e allora eccolo, lo schema, il disegno, la matematica astratta che mi fa ricordare il linguaggio, il corpo e il tutt’uno di quello avevo gettato nel mare elettronico. Un po’ come entrare in un labirinto selvaggio, arido e all’improvviso vedersi proiettata la via di uscita davanti agli occhi con il solo dovere di seguirla.

L’esame inconscio che porto avanti da questo momento si fa tumultuoso nel tentativo di spiegarmi questo abbandono istantaneo e disilluso di momenti in cui io e nessun altro, volevo lasciare un po’ di me. Come quando capita un grande spavento, eccomi a ripercorrere passo dopo passo, metro dopo metro che cos’è stata la mia vita e cosa l’essermi privato del mio intimo pensare abbia comportato. Tutto molto velocemente, nell’arco di un sospiro.

Una freddezza d’animo che mi ha reso più cinico, più superficiale, più generico e meno incline al confronto.

Forse non l’ho apertamente manifestato, ma porto dentro gli strascichi di questa influenza perdurata che ha attaccato il tessuto dei miei modi e delle mie espressioni.

Cosa ho fatto, come ho potuto lasciarmi trascinare in questo canale di scolo senza via di uscita…

Il tempo dello svanimento è scaduto.

Sono tornato!

©Andry – All Rights Reserved

giovedì 24 febbraio 2011

Ho Perso le Parole

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“…oppure sono loro che perdono me?”

Così comincia la famosa canzone di Luciano Ligabue.

Chissà perché poi le ispirazioni vengono sempre quando ascolti una canzone. Basta anche una sola parola ascoltata in quel momento, a quell’ora del giorno. Perché se capitasse di ascoltarla il giorno successivo, probabilmente non avrebbe lo stesso effetto, anzi ne sono quasi certa che non sarebbe lo stesso.

Perché proprio Ho Perso Le Parole? In realtà questo mio ritaglio non ha proprio lo stesso significato della canzone, ma è frutto di una “riflessione” che è nata ieri sera, con le solite 4 chiacchiere da bar con un amico. Il tutto è nato dalla mia domanda “ma ti ricordi quando…?” e, come se avessi aperto il cancelletto di una diga per irrigare i campi, ci siamo ritrovati a sorridere e a continuare con quei “ti ricordi quando…” e  ricordare di chi, come eravamo 4 anni fa. Lui con una rabbia dentro che solo ora è riuscito a capirne il significato e probabilmente nessuno ha mai saputo di questo suo sentimento, o non se ne erano mai accorti e che lui non aveva raccontato al mondo intero, se non attraverso lettere ai “grandi” del passato. Ed io, che scrivevo allo stesso modo non rivolgendomi ai grandi del passato, ma riempiendo le pagine del blog di parole, una dietro l’altro. Era il  MIO modo di dimostrare la rabbia contro il mondo. Ne avevamo di cose da dire. Poi, passato quell’anno e quel periodo “dannato” abbiamo smesso…

…abbiam perso le parole, la voglia di raccontarci al mondo, forse appagati, forse troppo presi da altro. Tanto da dimenticarci cosa volesse dire “scrivere”.

A volte è capitato quel momento in cui sentivo il bisogno di scrivere ma poi quel lampo di genio o quel momento ideale per scrivere non accadeva mai quando ero a casa sdraiata sul divano a fare zapping in TV. No, quasi mai, anzi direi proprio MAI. Succedeva sempre quando ero in ufficio, in macchina, per strada.

“….eppure ce le avevo qua un attimo fa…”

Forse è per questo che bisognerebbe portarsi dietro un bl ock notes o dei fogli di carta ed una penna nella borsa (come se ci mancasse anche quello nelle nostre borsette), per appuntarsi le cose che si ritengono adatto, per i pensieri che passano per la mente in quel momento per poi metterle nero su bianco, “in bella” come si diceva quando andavo a scuola. E far leggere al mondo, per quanto piccolo possa essere, il tuo pensiero.

Questo post è troppo lungo per poter ospitare il pensiero e le parole di colui che portava la rabbia nel cuore e che credeva di aver perso le parole, la voglia di scrivere ma che ieri sera è riuscito a ritrovarle. Quindi domani gli aprirò la porta del mio, gli offrirò una tazza di tè fumante e dei biscotti fatti in casa da buona padrona di casa e gli lascerò lo spazio per parlare, ancora una volta.

giovedì 10 febbraio 2011

…Just A Little More…

Credevate di risparmiarvi un po’ di diabete da parte di Stairway? Beh…vi sbagliavate. Anche quest’anno vi tocca, ve lo siete già risparmiata l’anno scorso…sono come gli Europei, ogni 2 anni :D. Battute demens a parte, ascoltatevi e guardate questo video dei Bon Jovi tratto dal loro ultimo Greatest Hits, ovviamente non è un invito al suicidio per coloro che hanno “THAT someone”, però il significato della canzone è un invito alla riflessione sulla vita…Buon ascolto!

Ovviamente un po’ di rock, ci va..quindi beccatevi anche questa e non dite che sono monotematica…prrrrrr =P. Sempre dalla raccolta di cui sopra. Altra riflessione: il passato ritorna…but it’s told in a different way…

 

PS: non sprecate i commenti…LOL, non lo fa mai nessuno…

Cattivi!!! :(