Sul dizionario della lingua italiana la parola “rispetto” ha il seguente significato: “sentimento che induce a riconoscere i diritti, il ruolo, la dignità, il decoro di persone o di cose e fa astenere dal recare loro offesa; l'atteggiamento o gli atteggiamenti che ne derivano”, ma quand è che questi aspetti vengono meno e soprattutto è possibile che alcune categorie di persone, forti dell’importanza del loro ruolo nella società, non rispettino (perdonatemi il gioco di parole) il rispetto
Molti sono gli esempi di “non – rispetto” che accadono purtroppo nella nostra società odierna; ad iniziare dalle scuole, con le svariate forme di bullismo, alle differenze che vengono fatte con le minoranze etniche o l’invasione di territori da parte di potenze economiche e militari più forti di altre. Avatar, d’altronde insegna.
Molti sono gli esempi di “non – rispetto” che accadono purtroppo nella nostra società odierna; ad iniziare dalle scuole, con le svariate forme di bullismo, alle differenze che vengono fatte con le minoranze etniche o l’invasione di territori da parte di potenze economiche e militari più forti di altre. Avatar, d’altronde insegna.
Non ho potuto fare a meno di riflettere sul rispetto altrui, fino a quando non l’ho provato non direttamente sulla mia pelle, ma comunque ne sono stata spettatrice non pagante, anche se non nella forma così evidente che si potrebbe pensare, ma che in qualche modo rientra nell’accezione di questa parola. In breve il fatto è questo: oggi mentre stavamo andando in pausa pranzo, il nostro superiore ci ha chiamato nel suo ufficio dicendoci che dovevamo rispettare gli orari d’ufficio. E fino a lì, direte voi, nessun problema. In realtà l’infelice e del tutto fuori luogo della frase è nata poiché la mia collega ieri è uscita mezz’ora prima dell’orario stabilito nel suo contratto; ma dal momento che ogni volta che il superiore non è presente in ufficio, come da accordi presi in precedenza, esce mezz’ora prima del consueto orario; se poi vogliamo essere pignoli, quando lui c’è in ufficio praticamente non esce mai giusta. E poi mi vengono a parlare di rispetto. Questa forse non è una forma di non rispetto?
La mia domanda quindi è: è giusto che negli uffici i cosiddetti capi si facciano forti della loro nomea e quindi si sentano più liberi di trattare i loro collaboratori come più piace a loro e poi vengano a parlare di rispetto?A me sembra un po’ una contraddizione.
A livello teorico (e sottolineo teorico), bisognerebbe rispettarsi a vicenda, ma forse questa è semplice utopia, perché ci sarà sempre chi vorrà prevaricare sugli altri.