mercoledì 9 marzo 2011

Lettera tutta italiana

Eh qui devo intervenire…

Cara Italia,
che fai rima con Tribalia,
ma…
…bevi?
No perché se fossi sobria, io credo che un calcio con il tuo stivalone lo daresti a qualcuno che caga marcio sul tuo territorio.
Vorrei dirti che in questi anni mi hai nutrito di speranze ma anche di illusioni, ma anche di speranze che sono diventate illusioni. Di gioie e di dolori, di acqua e vino. Di pasta e ceci, di pizza e di agnolotti.
Ogni tanto però dai fastidio, mi fai pagare troppo la benzina, non mi assicuri un futuro degno di un popolo degli anni 2000, a volte rompi proprio i maroni.
Cosa devo fare con te che pur mi hai ospitato e tenuto li al caldo nell’attesa in un mio exploit?
Dimmelo tu o carissima, cantami tu o Diva del Pilu di Achille cosa devo fare. Quello che finora ho fatto è come una musica che mi fa diventar matto.
Posso aiutarti? Dammi un cenno, un drappo rosso da rubare, un gancio appeso al cielo, fammela vedere questa strada in modo da poter dire che non sarò più da solo.
Come ne usciamo pazza??? Cosa ne pensi? Il Berlu e quelli che parlano parlano e non concludono niente li rivedremo ancora? O farai sentire la gelida punta del tuo stivale nel nero profondo delle loro natiche?
Credo ti stia un po’ ingrassando, eppure dovresti dimagrire visto che i mari si alzano e ti ricoprono le coste, visto che le montagne si sgretolano e si tramutano in fiumi in piena.
Senti qua la mia proposta.
Invece che in Abruzzo, la prossima volta fallo ad Arcore il terremoto, cosi ti depuri e torni in forma.
Tanto credo che, visto il luogo coinvolto, la ricostruzione del territorio avverrebbe in 7 giorni. Incluso il riposo settimanale…

Ah dimenticavo, i 150 anni li festeggiamo lo stesso, tu porta le paste che al vino ghe pensi mi!
Cordialmente
Sua Ampiezza Serenissima!

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