venerdì 25 febbraio 2011

Sono io il colpevole

LEGANERD_032639

 

 

 

 

 

 

 

Ecco qui...una tazza di te, un piattino con dei biscotti caldi, appena usciti dal forno e lascio spazio alla parola…anzi alle parole ritrovate di Andry ^^

Buona lettura!

STH  

Sono io il colpevole.

Colpevole di un delitto alla mia persona, alla mia essenza, alla mia anima.

Come ho potuto uccidere il fiume di parole che appena quattro anni fa sgorgava impetuoso dalla sorgente del mio essere…

Anni di grande studio, di vita cambiata, di nuove sfide, di nuovi amici e di nuove delusioni hanno solcato le pagine della mente con profondità e carattere. Hanno tirato fuori dal mistero neurale critiche, sentimenti, amore e purtroppo anche tanta amarezza.

Ma ecco che colei che ospitava questo fiume in piena, un bel giorno decide di riaprire le saracinesche della diga. E allora si riaprono quei cassetti della memoria, con il tempo a scandire la metrica, la rabbia e la poesia che in quegli anni caratterizzavano i miei scritti.

Un nuovo mondo si è aperto a me. Un inizio semplice, quasi comico mi fa rabbrividire e commuovere. Possibili illusioni di un me passato a scrivere queste cose è tutto quello che ritrovo leggendo.

Sento che manca quel qualcosa che mi apre le strada della comprensione delle frasi, delle metafore.

Testi molto difficili a una prima lettura, quasi fossero usciti da una fonte oscura, non conosciuta o forse solo dimenticata.

Il gioco di memoria si fa intenso, le pagine elettroniche scorrono una dopo l’altra con grande velocità e allora eccolo, lo schema, il disegno, la matematica astratta che mi fa ricordare il linguaggio, il corpo e il tutt’uno di quello avevo gettato nel mare elettronico. Un po’ come entrare in un labirinto selvaggio, arido e all’improvviso vedersi proiettata la via di uscita davanti agli occhi con il solo dovere di seguirla.

L’esame inconscio che porto avanti da questo momento si fa tumultuoso nel tentativo di spiegarmi questo abbandono istantaneo e disilluso di momenti in cui io e nessun altro, volevo lasciare un po’ di me. Come quando capita un grande spavento, eccomi a ripercorrere passo dopo passo, metro dopo metro che cos’è stata la mia vita e cosa l’essermi privato del mio intimo pensare abbia comportato. Tutto molto velocemente, nell’arco di un sospiro.

Una freddezza d’animo che mi ha reso più cinico, più superficiale, più generico e meno incline al confronto.

Forse non l’ho apertamente manifestato, ma porto dentro gli strascichi di questa influenza perdurata che ha attaccato il tessuto dei miei modi e delle mie espressioni.

Cosa ho fatto, come ho potuto lasciarmi trascinare in questo canale di scolo senza via di uscita…

Il tempo dello svanimento è scaduto.

Sono tornato!

©Andry – All Rights Reserved

1 commento:

Miriam ha detto...

Bello questo brano, trovato per caso.
Chissà se riesco a segirti tramite il mio blog. Ci provo, ma non assicuro il risultato.
Miriam